L’Associazione ARDEA e il CISO hanno organizzato il XX Convegno Italiano di Ornitologia a Napoli dal 26 al 29 settembre 2019.
Il Convegno Italiano di Ornitologia viene aperto con i saluti del Ministro dell'Ambiente Sergio Costa, del Sindaco della città di Napoli Luigi de Magistris e del Rettore dell’Università agli studi di Napoli Gaetano Manfredi. Tutti e tre vengono omaggiati con un dipinto che li ritrae in chiave ornitologica. La prima sessione plenaria si svolge nel Complesso Monumentale Donnaregina dove dopo la Lectio Magistralis di Brett Sandercock viene trattato il tema: uccelli e cambiamenti globali – dalle trasformazioni ambientali al cambiamento climatico. Il pomeriggio si avviano le sessioni parallele presso le sale delle Società Nazionale di Scienze, Lettere e Arti in Napoli ed Il Real Museo di Mineralogia.
Le foto sono di Valerio Russo, Lorenzo Papaleo e Roberto Ruggiero che ringraziamo di cuore.
La sera del primo giorno di convegno si rompe il ghiaccio con un evento dedicato ai partecipanti al convegno più giovani che hanno l'opportunità di conoscere ornitologi senior che svolgono la loro attività presso enti di ricerca, nel settore della conservazione, in aree protette o come liberi professionisti. Il tutto in un clima informale e piacevole che ha agevolato l’interazione fra i partecipanti al CIO.
Le foto sono di Monia Noviello, Salvatore Ferraro e Rosario Balestrieri.
Si apre con la Lectio Magistralis in David Grémillet e prosegue con la sessione dedicata alla Conservazione degli uccelli.
Gli ornitologi riuniti a Napoli aderiscono alla manifestazione indetta per porre l'attenzione sull'emergenza climatica.
Le foto sono di Valerio Russo, Rosario Balestrieri e Lorenzo Papaleo.
Subito dopo pranzo, per la prima volta, è possibile visitare al Museo di Zoologia l’imponente sessione Poster, in cui i reperti fanno da cornice agli studi ornitologici in mostra in queste sale nate per diffondere il sapere zoologico nel 1800. Nel Pomeriggio seguono le sessioni contemporanee, l'assemblea dei soci CISO e la Cena Sociale.
Le foto sono Francesco Riccio, Rosario Balestrieri e Lorenzo Papaleo.
Il programma s’inverte e s’inizia al mattino con le sessioni contemporanee fra le quali quella in cui viene presentato l’Atlante degli Uccelli Nidificanti in Italia, per poi recarsi al Complesso Monumentale Donnaregina dove dopo la Lection Magistralis di Daniela Canestrari viene trattato il tema: Ecologia e comportamento. Prima dei Saluti finali vengono consegnati ai giovani ricercatori il Premio Peerj subito dopo viene invitato a salire sul palco lo Staff di ARDEA per ricevere un sentito, lungo ed emozionante applauso.
Le foto sono di Roberto Ruggiero, Rosario Balestrieri, Lorenzo Papaleo, Monia Noviello e Michele Innangi.
Si svolge l'escursione sociale sull’isolotto deserto di Vivara, Riserva Naturale di Stato strategica per la migrazione degli uccelli in transito sul Mar Tirreno.
Le foto sono di Rosario Balestrieri.
Per cominciare va fatta chiarezza. Le sirene sono figure della mitologia greca che si discostano molto dall’immagine tarda che le rappresenta come donne-pesce. Nel mito classico infatti, erano raffigurate come metà donne e metà uccelli ed erano prive della sensualità tipica delle sirene più tarde.
Esse incantavano gli uomini, spingendoli ad una conoscenza totalizzante che li distoglieva anche dai legami familiari. I marinai che, attratti dai canti, sbarcavano sulla loro isola (situata, secondo Omero, presso Scilla e Cariddi, secondo altri sotto l’Etna o a Terina), vi morivano. Le sirene tentarono perfino Ulisse che però, consigliato da Circe, riuscì ad avere la meglio.
L’origine letteraria delle sirene è proprio nell’Odissea di Omero, che ne cita due, senza dar loro nomi propri. Nel corso dei secoli numero e nomi variano: da due si passa a tre, poi a quattro, i cui nomi sono Aglaophone, Leucosia, Lìgeia, Pisinoe, Telsiope, Partenope… Omero non descrive nemmeno il loro aspetto, forse perché le loro forme erano già chiare nell’immaginario collettivo grazie ad altri racconti mitici.
I pittori vascolari attici del VI/V sec. a.C. dipingevano le sirene per lo più come esseri maschili, ma in altre rappresentazioni avevano tratti femminei. C’è chi sostiene che l’aspetto di uccello sia stato ispirato da Ba, secondo gli Egizi la parte divina dell’anima umana, rappresentata con corpo di uccello e testa umana.
Sia che fossero raffigurate come maschi o come femmine, il corpo richiamava quello di un uccello con testa umana, talvolta con braccia e mammelle, spesso con artigli agli arti posteriori, che però non avevano la funzione del rapimento.
Il loro corpo ibrido sarebbe stato il frutto della vendetta di Afrodite, criticata dalle sirene per i suoi amori o, secondo un’altra tradizione, della punizione di Demetra per non aver impedito che Ade rapisse la figlia Persefone. Secondo Ovidio, le sirene chiesero poi agli dèi di essere trasformate in uccelli per poter meglio cercare la perduta amica Persefone.
Le sirene potevano placare i venti cantando le melodie dell’Ade e lo stretto legame tra le “piumate vergini” e il mondo dei morti è confermato non solo dalle fonti ma anche dalla ricorrente presenza di loro immagini nei corredi funerari: esseri in parte ancora umani, in parte già alati, come gli uccelli, il tramite naturale fra il mondo dei morti e quello dei vivi.
Nelle Argonautiche di Apollonio Rodio (III sec. a.C.), le sirene morirono a causa dell’insensibilità di Ulisse al loro canto e i loro corpi furono trasportati dal mare: Ligeia (“la melodiosa dalla voce incantevole”) finì a Terina, Leucosia (“quella che ha candide membra”) a Posidonia e Partenope (“quella che sembra una vergine”) alle foci del fiume Sebeto, dove i Cumani avrebbero fondato Neapolis.
Secondo le Argonautiche Orfiche invece (successive di circa otto secoli), le tre sirene si buttarono in mare perché vinte nel canto da Orfeo e si trasformarono in scogli.
Su queste figure mitiche vi sono quindi due tradizioni diverse: una che le vuole fatalmente dannose per gli uomini, l’altra che le indica come consolatrici rispetto al destino e, soprattutto, alla morte.
Si è visto inoltre che il rapporto tra le sirene e il mare è sempre presente. Ma come si è giunti al passaggio da uccello a pesce?
L’unico mito greco che si avvicina all’idea dell’essere umano-pesce è quello di Tritone, figlio di Poseidone e Anfitrite, che aveva la parte inferiore del corpo a forma di pesce, spesso bicaudato, ed è descritto come caratterizzato da un forte appetito sessuale.
Le prime raffigurazioni di donne-pesce risalgono invece al Medioevo ed è stata ipotizzata una commistione tra miti greci e leggende nordiche.
Le ipotesi sul perché di questa trasformazione sono due: la prima è da attribuirsi alla diffusione del Cristianesimo che associò a questi esseri il male, da cui la perdita delle ali che solo gli angeli erano degni di avere; la seconda ipotizza che questo passaggio possa essere frutto di un errore di trascrizione.
La differenza tra pinnis (pinne in latino) e pennis (penne) in effetti è minima e l’errata trascrizione di qualche amanuense avrebbe potuto indurre il disegnatore di un bestiario medioevale latino a dare alle sirene l’aspetto delle donne-pesce che oggi conosciamo.
Molte lingue neolatine peraltro chiamano “sirena” sia la figura mitologica greca che la sirena intesa come donna-pesce, mentre altre lingue, come il greco, le lingue slave e quelle germaniche, le distinguono con definizioni diverse.
COMITATO ORGANIZZATORE
Associazione ARDEA: Rosario Balestrieri (Presidente), Valeria Balestrieri, Francesca Buoninconti, Ilaria Cammarata, Giovanni Capobianco, Davide De Rosa, Salvatore Ferraro, Marcello Giannotti, Marilena Izzo.
Dipartimento di Medicina Veterinaria e Produzioni Animali: LudovicoDipineto, Antonino Pace.
Citta Metropolitana di Napoli: Salvatore Pace
COMITATO SCIENTIFICO
Jacopo G. Cecere (Presidente) (ISPRA), Giacomo Assandri (MUSE e Università di Pavia), Rosario Balestrieri (Associazione ARDEA), Corrado Battisti (“Torre Flavia” Long TermEcologicalResearch Station), Gaia Bazzi (CROS Varenna), Letizia Campioni (Marine and EnvironmentalSciences Centre – MARE e ISPA, Portugal), Davide Dominoni (University of Glasgow, UK), Alessandro Fioretti (Università degli studi di Napoli “Federico II”), Dimitri Giunchi (Università di Pisa), Michelangelo Morganti (Università di Pavia), Chiara Morosinotto (NoviaUniversity of AppliedSciences, Finland), Michele Panuccio (ISPRA), Irene Pellegrino (Università del Piemonte Orientale).